IMU ‘addio’, non paghi più la tassa sulla rendita catastale: lo ha detto il tribunale | Tutti già fanno i salti di gioia
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IMU ‘addio’, non paghi più la tassa sulla rendita catastale: lo ha detto il tribunale | Tutti già fanno i salti di gioia

Gioia – fonte pexels – sicilianews24.it

Era una delle tasse più fastidiose, ora non c’è più.

L’IMU, acronimo di Imposta Municipale Propria, è un tributo locale introdotto in Italia con il decreto legislativo n. 23 del 2011, nell’ambito della riforma del federalismo fiscale. È un’imposta patrimoniale che grava sugli immobili, con l’obiettivo di finanziare le spese comunali. L’IMU sostituisce precedenti imposte come l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) e parte dell’IRPEF sugli immobili non locati, diventando una delle principali fonti di entrate per i comuni italiani.

L’IMU si applica a fabbricati, aree edificabili e terreni agricoli, ma esclude l’abitazione principale, salvo che questa rientri in categorie catastali di lusso (A/1, A/8 e A/9). Il calcolo dell’IMU si basa sulla rendita catastale dell’immobile, rivalutata del 5%, a cui si applicano specifici moltiplicatori in base alla categoria catastale. Il risultato viene poi soggetto all’aliquota prevista, che può variare da comune a comune entro i limiti stabiliti dalla legge.

Il pagamento dell’IMU avviene in due rate: un acconto da versare generalmente entro il 16 giugno e il saldo entro il 16 dicembre. Tuttavia, i comuni possono decidere scadenze diverse. I versamenti si effettuano tramite modello F24 o bollettino postale, utilizzando i codici tributo specifici per l’IMU.

L’IMU è spesso oggetto di discussioni politiche e sociali per il suo impatto sul patrimonio immobiliare e sulle finanze delle famiglie italiane. Sebbene rappresenti una risorsa fondamentale per i comuni, è percepita da molti come un onere fiscale significativo, soprattutto per i proprietari di più immobili o terreni edificabili.

IMU e ristrutturazioni radicali: il principio stabilito dalla Corte

La Corte di Giustizia Tributaria del Lazio ha chiarito che durante ristrutturazioni radicali l’IMU deve essere calcolata sul valore dell’area edificabile e non sulla rendita catastale. Con la sentenza n. 550/7/2025, i giudici hanno confermato che quando un immobile è sottoposto a interventi strutturali di grande portata, l’imposta deve riflettere il valore del terreno fino alla fine dei lavori.

Il caso è nato da un accertamento del Comune di Roma, che aveva richiesto un IMU più elevato a un contribuente in fase di ristrutturazione, ma la Corte ha dato ragione al proprietario, considerando inapplicabile la rendita catastale.

Soldi – fonte pexels – sicilianews24.it

Le motivazioni della Corte e le conseguenze fiscali

Secondo la Corte, un immobile in ristrutturazione radicale perde temporaneamente la sua funzione abitativa, rendendo inadeguata la rendita catastale per il calcolo dell’IMU. Il valore imponibile deve quindi basarsi esclusivamente sull’area edificabile fino al completamento dei lavori.

Il Comune di Roma ha tentato di opporsi alla decisione, sostenendo che il contribuente avrebbe dovuto aggiornare i dati catastali prima di pagare l’imposta, ma l’appello è stato respinto. La sentenza offre così maggiore chiarezza sugli obblighi fiscali durante le ristrutturazioni, fornendo un riferimento univoco sia ai contribuenti che alle amministrazioni locali.

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