Buoni pasto, ti spettano anche quando non lavori: se non li hai usati hai sbagliato di grosso | La legge parla chiaro
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Buoni pasto, ti spettano anche quando non lavori: se non li hai usati hai sbagliato di grosso | La legge parla chiaro

I buoni pasto ti spettano anche se non lavori: cosa dice la legge (sicilianews24.it / pexels)

Dei buoni pasto ne hai comunque diritto, anche quando non lavori: cosa devi sapere

I buoni pasto sono dei mezzi di pagamento che hanno un valore predeterminato e sono utilizzabili per acquistare i prodotti alimentari o il proprio pasto, per esempio in pausa pranzo a lavoro, nelle mense universitarie e in tutti i punti vendita che li accettano. Si tratta a tutti gli effetti di un “fringe benefit“, emessi dalle aziende come servizio alternativo alla mensa interna per il personale.

Un punto sul quale spesso c’è molta confusione è quella della normativa che ne regola l’emissione: nonostante si pensi che se ne abbia diritto solo quando effettivamente ci si reca in ufficio e si lavora, di fatto una recente sentenza della Corte di Cassazione sta per rivoluzionare tutto. 

Buoni pasto, li devi ricevere anche quando non lavori

Prima dell’ordinanza di cui parliamo oggi, la numero 25840 del 2024 emessa dalla Corte di Cassazione, i buoni pasto venivano erogati solo ed unicamente in relazione agli effettivi giorni di lavoro. La sentenza della Corte di Cassazione, però, ha specificato che questi devono essere distribuiti anche nei periodi nei quali i lavoratori si trovano in ferie: questa decisione è destinata a far parlare molto di sé e, soprattutto, ad aprire le strade a un gran numero di ricorsi.

La rivoluzione è consistente: fino a prima di questa sentenza, infatti, i buoni pasto non venivano considerati elementi retributivi ordinari e, quindi, non comparivano nelle buste paga. L’azienda, quindi, li erogava a tuti i dipendenti in servizio, ma non a quelli in ferie. La decisione degli Ermellini, però, cambia tutto.

I buoni pasto ti spettano anche se non lavori: cosa dice la legge (sicilianews24.it / pexels)

La sentenza della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con questa sentenza mirata, di fatto ha allargato il campo della direttiva della Corte di Giustizia Europea che già difendeva il diritto alle ferie del lavoratore impedendo che questo potesse essere messo in difficoltà da comportamenti tali da indurre il dipendente a rinunciarvi per esempio togliendogli i ticket per quei giorni di ferie.

L’allargamento, quindi, estende questa direttiva anche ai buoni pasto: ipotizzando 24 giorni di ferie all’anno, la perdita economica sarebbe di circa 162 euro se si considera una cifra media di 6.75 euro cadauno. “Minacciare” il dipendente di non erogare questo benefit quando è in ferie, quindi, minerebbe al suo diritto di prendersi dei giorni, difeso dalla Corte di Giustizia Europea.

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