Elezioni. Di Gangi: “Miceli per progetto inclusivo e vincente”
Franco Miceli “può essere la persona migliore per interpretare un progetto inclusivo e vincente per Palermo alle prossime elezioni amministrative.”
Lo scrive su Facebook Mariangela Di Gangi, che con il movimento #FacciamoPalermo era stata candidata come Sindaca, intervenendo nel dibattito sulla scelta del candidato progressista per la carica di sindaco.
Di seguito il testo integrale del post pubblicato
“C’è una città che guarda incredula alle mosse del cosiddetto campo progressista e che non ci capisce. Lo spettacolo che stiamo offrendo è a tratti indecoroso, lo sappiamo. Adesso deve prevalere il senso di responsabilità e non gli interessi parziali, ciascuno dal canto suo.
Che i tavoli non bastavano, men che meno i caminetti, lo abbiamo detto da tempo. Non perché l’intento fosse quello di farli saltare, semmai di aprirli. Ma per evitare che accadesse ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti e tutte, ossia che la tattica prevalesse sui bisogni della città. Ma tant’è.
Sarebbe facile oggi dire che non si è riusciti a fare ciò che volevamo, con scaricabarile che poco importano a chi vive il disagio di questa città.E a noi di fare il compitino e sapere di avere fatto bene il nostro percorso non può bastare. Noi vogliamo essere certi e certe di avere fatto tutto quanto in nostro potere per migliorare la nostra città e la politica.
Non possiamo, dunque, permetterci di rinunciare a nessuna delle energie e dei mondi che abbiamo faticosamente tenuto insieme sinora. Per questa ragione, senza ulteriori indugi, adoperiamoci per trovare la risposta corretta alla giusta domanda, che non è cosa tiene assieme i gruppi dirigenti, bensì cosa costituisce il cardine della migliore risposta alla città.
Tutto questo ho rappresentato nei giorni scorsi anche a Franco Miceli, certa che ne avrebbe colto senso e importanza, come è stato. Quindi sì, può essere certamente lui la persona migliore per interpretare un progetto inclusivo e vincente per Palermo alle prossime elezioni amministrative.
Sapendo che gli errori commessi rimangono lì e hanno delle cause ben precise e radicate, che non possono essere cancellate con un colpo di spugna, né tantomeno saltate a piè pari per cantare stupide vittorie. Resta ancora tutto il tema di riformare la politica, i suoi gruppi dirigenti e i suoi metodi, il necessario lavoro per rompere il cerchio dell’autoconservazione e fare spazio a percorsi differenti.
Ci sarà bisogno di tempo, costanza, lavoro e fatica che vadano molto oltre la scadenza elettorale. Questo sarà il compito di #FacciamoPalermo. Ma intanto la nostra città e chi la abita vengono prima di tutto. E dobbiamo batterci, tutti e tutte, per vincere questa sfida.
Questo prezioso percorso ci ha consentito, sinora, di rimettere insieme persone che da tempo non si parlavano più, perché erano venuti meno i luoghi della condivisione, e di conoscerne di nuove. Senza dare vita a un controcampo dei partiti, ma per connettere la buona politica e l’impegno civico, incontrandoci nella concretezza delle cose. Questo è e resta l’impegno di #FacciamoPalermo.
Perché non ci vogliamo vivere in una città dove presto l’unico diritto che avremo potrebbe essere quello di lamentarsi. Dobbiamo pretendere di potere continuare ad avere il diritto di costruire e contribuire.
Per questo, già a luglio ci incontravamo con alcune delle persone con cui avevo condiviso pezzetti di percorsi in questa città: un confronto collettivo per comporre insieme la risposta il più possibile all’altezza della nostra città, sapendo di essere già in ritardo.Altrove e contemporaneamente, faceva lo stesso Giampiero Trizzino: la percezione dell’urgenza era ed è la stessa, come passione e motivazione. I percorsi si sarebbero incrociati dopo.
Già allora quello che sarebbe diventato poi #FacciamoPalermo denunciava che i soggetti tradizionali non erano sufficienti, da soli, ad individuare ed esprimere il percorso. Siamo nei territori e sappiamo che ne hanno perso il contatto.
C’è una generazione, culturale e non anagrafica, che è in grado di assumersi la responsabilità di determinare scelte e percorsi di politica cittadina, che ha scelto di irrompere nello scenario dei tatticismi senza chiedere permesso, mettendo un patrimonio fondamentale a disposizione della città, nel posto in cui merita di stare: al centro del dibattito cittadino. È questa la fatica che abbiamo provato a fare in questi mesi, essere un pezzo della proposta politica, condizionarla con forza.
In un gremito e appassionato Cinema De Seta, il 21 novembre scorso, abbiamo pubblicamente fatto una domanda: se fosse la politica di “chiddi chi scagghiuna”, gli esperti e i furbi, una parte del problema? Se fosse questa comoda abitudine alla delega il metodo che non ha funzionato?
Ritengo che la risposta, oggi, sia sotto gli occhi di tutti e tutte.
Chiedevamo alla politica di fare la fatica di costruire insieme un cambiamento duraturo, rinunciando a scorciatoie e interessi parziali. Non saremo noi a sottrarci alla stessa richiesta”.
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