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Introdotto il BONUS CONTO CORRENTE, con un click dici addio alle tasse | Solo i banchieri e i commercialisti conoscono il segreto
Tasse – fonte pexels – sicilianews24.it
Ecco quando scattano i controlli, cosa rischi e come difenderti.
Il Bonus conto corrente è un incentivo introdotto dal Governo che consente a determinate categorie di persone – chi ha un ISEE inferiore a un certo limite o ai pensionati con un trattamento annuo lordo al di sotto di una soglia prestabilita – di aprire e gestire un conto corrente a condizioni agevolate rispetto alle le spese legate ai canoni annui e alle commissioni per le principali operazioni.
Il funzionamento del bonus conto corrente è semplice: una volta accertati i requisiti, l’istituto bancario concede al beneficiario un conto corrente senza applicare le consuete spese, compensandole attraverso un rimborso o un incentivo erogato direttamente dallo Stato. Questo tipo di conto è anche denominato “conto corrente base”.
La misura nasce dalla constatazione che oggi il possesso di un conto corrente non è solo un mezzo per gestire le proprie finanze, ma rappresenta spesso una necessità: per ricevere l’accredito di stipendi e pensioni; per effettuare pagamenti in modo sicuro e tracciabile. Tuttavia, le spese associate alla gestione di un conto corrente possono rappresentare un ostacolo per tante persone, in particolare modo per quelle appartenenti a fasce economicamente vulnerabili.
Il bonus è disponibile sino alla fine dell’anno. Di conseguenza, se sei un potenziale beneficiario febbraio 2025 è il mese ideale per avviare richiesta alla luce del fatto che la procedura potrebbe richiedere del tempo in quanto occorre: verificare l’idoneità o meno; fornire la necessaria documentazione; completare le formalità burocratiche.
Versamenti in contanti e verifiche fiscali
I versamenti di contanti sul proprio conto corrente possono essere oggetto di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, che può richiedere al contribuente di giustificarne la provenienza. Secondo l’art. 32 delle disposizioni sull’accertamento dei redditi, se il denaro non è adeguatamente documentato, può essere considerato un ricavo non dichiarato e, quindi, soggetto a tassazione. L’onere della prova spetta al contribuente, che deve dimostrare con documenti certi e verificabili che le somme derivano da fonti non imponibili.
Per evitare tassazioni indebite, il contribuente può dimostrare che i fondi provengono da redditi già tassati alla fonte (ad esempio, vincite o premi) o da operazioni esenti (come donazioni di modico valore o vendite di beni usati). Tuttavia, non basta una dichiarazione generica: il Fisco richiede prove documentali con “data certa”, come contratti registrati o atti autenticati. Senza tali evidenze, il rischio di vedersi contestare il versamento è concreto.
Conto corrente – fonte pexels – sicilianews24.it
Giurisprudenza e limiti temporali dei controlli
La Corte di Cassazione ha chiarito che il contribuente deve dimostrare, per ogni singolo versamento, che le somme non derivano da operazioni imponibili. Le sentenze (Cass. n. 16953/2019, n. 17413/2022, n. 24367/2021) evidenziano che la prova deve essere analitica e dettagliata. Per i trasferimenti tra conti intestati allo stesso soggetto (giroconti), invece, la giurisprudenza esclude la tassazione, sebbene sia consigliabile documentarne la natura finanziaria.
L’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli entro cinque anni dal versamento se il contribuente ha presentato la dichiarazione dei redditi, e fino a otto anni se non l’ha presentata. In caso di somme non giustificate, oltre al recupero delle imposte, si applica una sanzione amministrativa del 70% dell’importo contestato, con un minimo di 150 euro.
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