LEGGE 104, cambia tutto: non possono più licenziarti neanche in questo caso | La legge parla chiaro
Legge 104 – fonte pexels – sicilianews24.it
Non possono licenziarti se usi i permessi 104 anche per altre attività non legate al disabile.
La legge 104 rappresenta un pilastro dell’inclusione sociale, garantendo agevolazioni fiscali, permessi lavorativi e un accesso semplificato ai servizi sanitari e assistenziali per le persone con disabilità e i loro familiari. Tuttavia, proprio i permessi lavorativi previsti dalla normativa sono spesso al centro di dispute legali tra lavoratori e datori di lavoro, soprattutto in caso di presunto abuso. Numerosi tribunali sono stati chiamati a stabilire se tali agevolazioni siano state utilizzate in modo conforme o improprio, con specifico riferimento alle finalità definite dal legislatore.
Di recente, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1227 del 17 gennaio, ha offerto una nuova interpretazione che farà scuola per casi simili. Ribaltando la sentenza di secondo grado, la Suprema Corte ha dichiarato illegittimo il licenziamento di un dipendente che, durante le ore di permesso 104, aveva svolto attività come fare acquisti o commissioni legate alla cura del familiare disabile. Questo pronunciamento rappresenta un passo significativo verso una lettura più inclusiva della normativa.
Secondo la Cassazione, non si può considerare abuso il semplice svolgimento di attività complementari e accessorie all’assistenza, come fare la spesa o acquistare medicinali. La Corte ha chiarito che l’uso conforme dei permessi non si limita all’assistenza diretta in presenza, ma include tutte le azioni necessarie per garantire il benessere del disabile. Questa visione amplia il concetto di assistenza, tenendo conto sia del criterio qualitativo che di quello quantitativo nell’utilizzo dei permessi.
Nel caso specifico, il lavoratore, licenziato nel 2020 da un’azienda regionale dei trasporti dopo controlli di investigatori privati, è stato giudicato non colpevole di abuso. La Cassazione ha infatti sottolineato che le attività svolte, benché non tutte in presenza del familiare, erano comunque funzionali al suo benessere.
Un precedente importante per il diritto del lavoro
Il pronunciamento della Corte di Cassazione rappresenta un precedente significativo per i futuri contenziosi legati alla legge 104. Si ribadisce che non si può penalizzare un dipendente per aver svolto attività ritenute necessarie all’assistenza, anche se non direttamente rivolte al disabile. Questo orientamento rafforza la tutela dei lavoratori, proteggendoli da licenziamenti ingiusti basati su un’interpretazione restrittiva della normativa.
Il caso, tuttavia, non è ancora chiuso. La Cassazione ha rinviato il giudizio alla corte d’appello, che dovrà rivalutare il merito considerando le indicazioni del giudice di legittimità. Il dipendente coinvolto, oggi in pensione, potrebbe comunque ottenere un risarcimento per le retribuzioni non percepite durante il periodo successivo al licenziamento.
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Un segnale di tutela per lavoratori e familiari
La vicenda evidenzia come la legge 104 non tuteli solo i disabili, ma anche i lavoratori che li assistono, bilanciando esigenze personali e professionali. L’ordinanza della Cassazione manda un segnale forte: ogni attività connessa al benessere del disabile è parte integrante dell’assistenza, contribuendo a una visione più umana e comprensiva delle relazioni lavorative.
Questa interpretazione apre la strada a una gestione più equa dei permessi 104, rafforzando il senso di giustizia per chi si dedica al supporto di familiari in difficoltà, spesso affrontando situazioni complesse e delicate.
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