“Sono stato censurato”: Leo Gullotta adesso può raccontarlo | Cacciato in malo modo
In sessant’anni di carriera ha interpretato il ruolo della signora Leonida del Bagaglino e ha dato la voce al mammuth Manny in Era glaciale
Sul palcoscenico, ha recitato opere di Pirandello, Shakespeare, Goldoni e numerosi altri autori illustri. Nel mondo del cinema, è stato diretto da registi del calibro di Loy, Steno, Tornatore, Ficarra & Picone, Nichetti, Zaccaro e molti altri. Il suo nome appare in film come “Nuovo Cinema Paradiso”, “Cafè Express”, “Il camorrista”, “Maria Rosa la guardona” e “La soldatessa alla visita militare”.
Inoltre, presta la sua voce a Woody Allen, è testimonial di un famoso torrone e svolge numerose altre attività, dimostrando una versatilità sorprendente.
E al telefono, in vacanza nei pressi del Monte Conero, vicino ad Ancona, fa qualcosa di sorprendente per un attore, dimostrando umiltà: corregge quando per sbaglio gli attribuiscono 76 anni anziché 77.
Per arrivare qui ne ha passate tante, anche la censura, ecco qui di seguito l’intervista a Leo Gullotta, dove si racconta a tutto tondo, vediamo insieme cosa ha detto.
Le parole di Leo Gullotta, come è arrivato a tanto
“Per giungere a questo punto, è stata necessaria un’enorme dose di curiosità, studio, attenzione e, infine, amore, insieme a incontri stimolanti che ho sempre cercato di affrontare in modo costruttivo”. Alla domanda se “con più coraggio o incoscienza”, l’attore risponde “Né l’uno né l’altro. Il coraggio è necessario per sfide di maggiore portata. E l’incoscienza, no. È importante essere sempre ‘coscienti’.” – Continua poi raccontando cosa voleva fare da giovane – “Non avevo dei veri e propri sogni. Erano un lusso. Sono cresciuto al Fortino, un quartiere popolare di Catania, come il più giovane di sei figli. Mia madre era casalinga e mio padre pasticciere, fortunatamente in grado di mandarci tutti a scuola. A 16 anni, trovai un manifesto del Centro Universitario Teatrale nei corridoi della scuola: annunciava un corso di due mesi per dodici studenti. Mi presentai, e nonostante fossi il più giovane, superai la prova d’ammissione recitando l’Adelchi di Manzoni. Era il 1961.”
La svolta dopo il debutto raccontata da Leo Gullotta che dice:”Dopo il mio debutto, fui notato da un uomo al quale devo molto: Mario Giusti, un giornalista che portò il Teatro Stabile a Catania quell’anno e lo diresse per tre decenni con risultati eccezionali. Nel 1962, all’età di diciassette anni, mi chiamò”. Gullotta poi racconta la reazione di suo padre: “Non mi ha ostacolato. Quando, dopo essermi diplomato all’Istituto d’Arte, gli chiesi se avrei dovuto insegnare o continuare a recitare, mi disse: ‘Devi fare ciò che desideri. Mi dispiacerebbe che tu ti ricordassi di me un giorno per aver indirizzato la tua carriera in un campo che non ami’. Papà era un uomo molto saggio.”
Le parole sulla Censura, adesso posso dirlo
Dopo aver fatto coming out nel 1995 ha denunciato di essere stato oggetto di censura, gli fu impedito di realizzare una miniserie su Don Pino Puglisi Gullotta. “La censura è ancora presente. Posso osservare e affermare che è ancora presente”. Non mostra parole di pentimento l’attore, e dichiara: “Rifarei tutto. Alcune cose hanno successo, altre meno. Tuttavia, bisogna sempre provare, perché se ci si ferma, tutto finisce”.
Successivamente le parole sul futuro: “Fortunatamente ci sono opportunità lavorative. Il 25 luglio sarà disponibile su Amazon Prime Video il film “So tutto di te” di Roberto Lipari. Sono anche in pace con me stesso”. Sui desideri invece svela: “Ne ho realizzati parecchi. Spero solo che ce ne siano altri in serbo per me”.
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