Poste Italiane, attenzione ai dipendenti furbetti: per truffarti usano proprio queste parole | Addio ai tuoi risparmi
In Poste Italiane rubano i tuoi risparmi così: fai attenzione a queste parole (sicilianews24.it / ansafoto)
Così ti ruberanno tutti i tuoi risparmi, attento a queste parole in Poste Italiane.
Non è un periodo facile, dal punto di vista economico. Molti italiani, infatti, arrivano a stento a fine mese e questo impedisce loro di creare un gruzzoletto da mettere da parte come investimento o come cuscinetto nelle occasioni in cui si ha bisogno.
Chi però riesce a raggiungere questo scopo, però, spesso sceglie di affidare i propri risparmi alla banca o a Poste Italiane, così che siano al sicuro e che magari possano essere investiti in fondi specifici che, a lungo andare, creino un vantaggio economico.
In queste ultime ore, però, i clienti di Poste Italiane stanno tremando a causa degli ultimi fatti di cronaca: se anche tu sei un loro cliente, quando ti rechi in ufficio stai molto attento a queste parole poiché potrebbero indicare una truffa.
La truffa dell’impiegato: falsificati 54 buoni fruttiferi
Ci troviamo a Palermo. Nelle ultime ore, un ex dipendente di Poste Italiane e consigliere comunale di Misilmeri, Antonio Ingrassia, è stato condannato a 6 anni di carcere in via definitiva per aver incassato indebitamente 183.395,60 euro relativi a 54 buoni fruttiferi postali di proprietà di alcuni clienti di Poste Italiane, che quindi hanno perso tutti i loro risparmi. Durante l’indagine sono emersi 54 buoni fruttiferi falsi, senza timbro e senza filigrana che di fatto erano copie di titoli realmente acquistati da una decina di clienti: a incassarne i soldi, però, non erano loro ma l’addetto alla liquidazione di Poste Italiane nell’ufficio Bagheria 1.
La decisione della condanna è stata presa in Cassazione anche se, già in primo grado, era stata proposta la condanna a 6 anni di carcere. Parallelamente è stata confermata l’assoluzione di Giuseppe Faso, all’epoca dei fatti direttore dell’ufficio: inizialmente condannato per non aver vigilato sull’operato del dipendente, è stato poi scagionato. Il motivo è da ricercare nel fatto che, per i buoni fino a 20mila euro, la liquidazione viene eseguita dallo sportellista dopo aver chiesto il nulla osta, cosa che però Ingrassia non aveva mai fatto.
In Poste Italiane rubano i tuoi risparmi così: fai attenzione a queste parole (sicilianews24.it / depositphotos)
Respinto il ricorso
Dopo la condanna in primo grado ed anche in appello, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Ingrassia e, oltre alla condanna al carcere, l’ha condannato anche al versamento di 3mila euro alla Cassa delle ammende, nonché al pagamento delle spese di giudizio di Poste Italiane, parte civile e responsabile civile.
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