Perdi il lavoro e vai in pensione prima: sembra assurdo ma è vero | La trovata dell’INPS
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Una nuova normativa permette di accedere alla pensione anticipata. Ecco quello che c’è da sapere.
La pensione rappresenta per molti lavoratori una meta attesa con impazienza, un traguardo che segna la fine delle fatiche e delle responsabilità professionali. Dopo anni trascorsi a gestire scadenze, pressioni e ritmi serrati, l’idea di potersi ritirare dal lavoro è vista come una sorta di premio per il proprio impegno. L’arrivo della pensione offre la possibilità di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni legate al mondo lavorativo e di dedicarsi finalmente a se stessi.
Per molti, la pensione significa libertà di tempo, la possibilità di trascorrere le giornate secondo i propri desideri e ritmi, senza l’obbligo di seguire un orario prestabilito. C’è chi sogna di viaggiare, chi di dedicarsi ai propri hobby o di passare più tempo con i propri cari. La pensione offre anche l’opportunità di riscoprire attività trascurate e di godere della tranquillità che una vita lavorativa intensa spesso non permette.
Tuttavia, la pensione non è solo un sogno di riposo e relax. Per molti lavoratori, soprattutto quelli che svolgono lavori fisicamente o mentalmente logoranti, è una vera e propria necessità. La pensione diventa una condizione per preservare la propria salute, il proprio benessere e per recuperare un equilibrio spesso compromesso da anni di impegni e responsabilità.
Sebbene la pensione sia un momento tanto atteso, per alcuni può rappresentare una fase di transizione non priva di sfide, dove occorre riadattarsi a nuovi ritmi e trovare nuovi scopi.
In pensione a 63 anni
Con l’estensione delle normative sul pensionamento anticipato, il governo italiano ha scelto di rifinanziare l’Ape Sociale fino al 2028, offrendo un sostegno economico a specifiche categorie di lavoratori per permettere loro di accedere alla pensione anticipata a 63 anni e 5 mesi. Introdotta da alcuni anni, questa misura si rivolge a chi, per motivi personali o legati alla propria carriera, necessita di un’uscita dal lavoro prima dei 67 anni previsti per l’età pensionabile ordinaria. Erogata dall’INPS, l’Ape Sociale è vincolata a rigidi requisiti e controlli, rendendola accessibile solo a determinate categorie.
Il recente rifinanziamento, stabilito dal Decreto Legge n. 155/2024 e collegato alla manovra di bilancio 2025, prevede un investimento complessivo di 110 milioni di euro per garantire la proroga triennale della misura, che altrimenti sarebbe scaduta il 31 dicembre 2024. Secondo l’articolo 2 del decreto, il fondo dedicato all’Ape Sociale aumenterà progressivamente, assicurando un supporto costante fino al 2028 per i lavoratori più vulnerabili e bisognosi di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
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Chi può accedere
L’Ape Sociale, che consente la pensione anticipata a 63 anni e 5 mesi, rimane accessibile solo a specifiche categorie di lavoratori con particolari requisiti contributivi e lavorativi. Tra queste categorie ci sono i disoccupati, che possono richiedere l’Ape Sociale se hanno almeno 30 anni di contributi, un’esperienza lavorativa di almeno 18 mesi nei tre anni precedenti la cessazione del lavoro e hanno completato interamente il periodo di disoccupazione. I caregiver familiari, invece, possono accedere a questa misura se assistono un familiare con grave disabilità da almeno sei mesi consecutivi e possiedono almeno 30 anni di contributi.
Anche i lavoratori con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 74% e almeno 30 anni di contributi possono beneficiare dell’Ape Sociale, in considerazione delle difficoltà legate alla loro condizione di salute. Infine, i lavoratori impiegati in attività gravose, come stabilito dalla normativa, possono accedere alla pensione anticipata se hanno accumulato almeno 36 anni di contributi e hanno svolto attività usuranti per un minimo di 7 anni negli ultimi 10 o 6 anni negli ultimi 7. Tra questi ruoli rientrano professioni che richiedono un elevato impegno fisico e mentale, come gli operai edili, gli infermieri che assistono pazienti non autosufficienti e i macchinisti.
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