“O mi dai 5000 euro o ti prendo lo stipendio”, se lavori in questo settore sta arrivando anche da te: migliaia di italiani senza una lira per colpa sua
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La legge di bilancio 2025 ha introdotto una novità ai fini dell’esercizio dell’attività di riscossione.
Dal 2026, le pubbliche amministrazioni e le società a partecipazione pubblica dovranno verificare l’esistenza di debiti fiscali superiori a 5.000 euro prima di erogare stipendi superiori ai 2.500 euro. Questo obbligo è previsto dalla Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024), che ai commi 84 e 86 dell’articolo unico introduce un sistema di controllo mirato.
Il nuovo regime entrerà in vigore nel 2026, lasciando tempo agli enti pubblici per adeguare i propri sistemi informatici ai requisiti previsti dalla normativa.
Secondo i dati del Ministero delle Finanze, la misura interesserà circa 250.000 dipendenti pubblici con debiti fiscali non saldati.
Tra questi, 30.000 lavoratori con stipendi medi di 3.500 euro subiranno pignoramenti che, complessivamente, garantiranno un gettito di 36 milioni di euro nel primo anno e di 90 milioni annui una volta a regime.
Come funzionerà il blocco degli stipendi
La nuova norma prevede che l’erogazione di stipendi, salari o altre indennità venga bloccata in caso di debiti superiori a 5.000 euro. L’importo bloccato sarà segnalato all’Agenzia delle Entrate – Riscossione (AdER) e sarà calcolato in base a parametri precisi. Per stipendi sopra i 2.500 euro lordi, si applicherà un pignoramento pari a un settimo della retribuzione mensile. Nel caso di emolumenti una tantum, come la tredicesima, il blocco sarà pari a un decimo.
Per esempio, un dipendente che percepisce 3.500 euro mensili vedrà bloccati 500 euro fino all’estinzione del debito. Per chi guadagna meno, ma supera i 2.500 euro con la tredicesima, il pignoramento si ridurrà a circa 150 euro mensili.
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Opportunità di regolarizzazione
Il tempo fino al 2026 rappresenta un’opportunità per i dipendenti pubblici inadempienti di sanare la propria posizione fiscale. Il D.Lgs 110/2024, inoltre, ha ampliato la possibilità di contestare le cartelle esattoriali, offrendo margini per ottenere riduzioni o annullamenti dei debiti. Per evitare il blocco degli stipendi, i contribuenti dovranno approfittare di questa finestra temporale per regolarizzare la propria situazione.
Dal 1° gennaio 2025, il termine per pagare o contestare una cartella esattoriale passerà da 30 a 60 giorni. Questo allungamento agevolerà i contribuenti nel raccogliere la documentazione necessaria e inviare eventuali giustificazioni tramite il portale Civis. Una misura che punta a semplificare i procedimenti, garantendo maggiore chiarezza e un supporto concreto per chi intende mettersi in regola.
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