Arcidiocesi Palermo, niente più padrini e madrine per battesimi e cresime
PALERMO (ITALPRESS) – Niente più padrini e madrine per battesimi e cresime. Lo ha stabilito l’Arcidiocesi di Palermo con un decreto firmato dall’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice. Un provvedimento sperimentale, a partire dall’1 luglio prossimo e per tre anni, che segue l’esempio di altre diocesi italiane.
In pratica, si legge nel decreto, “è sospeso «ad experimentum», dall’1 luglio 2023 e per la durata di un triennio, l’ufficio di Padrino e di Madrina nel Battesimo dei bambini, nella Confermazione degli adolescenti e degli adulti, nonchè nell’iniziazione Cristiana degli adulti. Nei riti rispettivi si ometta tutto quanto riguarda i Padrini. I ministri ordinati, soprattutto i parroci, hanno la responsabilità di ottemperare alle presenti disposizioni e di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni pastorali che hanno indotto a questa decisione. Gli Uffici Liturgico e Catechistico, insieme al Servizio Catecumenale, hanno mandato di monitorare e verificare, durante questo triennio, l’andamento della nuova prassi e, contemporaneamente, di studiare possibili nuove forme di accompagnamento che richiamino e recuperino il vero senso ecclesiale dell’ufficio del padrino e della madrina”.
“Il ruolo del Padrino e della Madrina, in occasione della celebrazione dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima – spiega – sottolinea il decreto dell’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice – è un vero e proprio munus che la Chiesa affida ai fedeli che abbiano ‘l’attitudine e l’intenzione di esercitare questo incaricò e che conducano una vita conforme alla fede e al compito che si assumono. Nel corso del tempo convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l’autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa. Confuso spesso con relazioni di parentela – se non addirittura con legami ambigui – e relegato, il più delle volte, al solo momento rituale, ha perso l’originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi a semplice ‘orpello coreograficò in una cerimonia religiosa. Da tempo, ormai, si discute sull’opportunità o meno di sospendere o abolire l’istituto del ‘padrinatò, ritenuto, di fatto, non obbligatorio dallo stesso Codice di Diritto Canonico, che a tal proposito rimanda a una valutazione discrezionale significata dalla clausola ‘per quanto possibilè. Il superamento della cognatio spiritualis che, fondata su un’antica tradizione recepita dal Codice di Diritto Canonico del 1917, si instaurava tra padrini e figliocci, così come le mutate esigenze pastorali delle nostre comunità parrocchiali e la necessità di dare nuovo impulso alla prassi sacramentale, inducono a ripensare il ruolo del Padrino e della Madrina anche nella nostra Arcidiocesi”.
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