Patrimoniale, cosa ne penserebbe oggi Silvio Berlusconi?
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Patrimoniale, cosa ne penserebbe oggi Silvio Berlusconi?

Abbiamo provato ad immaginare con l’aiuto della nostra memoria e con un pizzico di fantasia, cosa avrebbe potuto pensare oggi Silvio Berlusconi del tanto discusso tema della patrimoniale usando con quel pizzico di ironia che contraddistingue la nostra rubrica “Occhi di ieri, fatti di oggi”.

Ah, la patrimoniale! Una parola che fa tremare i polsi agli imprenditori, agli investitori e ai risparmiatori italiani. In un paese come il nostro, dove la creatività e l’ingegno sono il motore principale dell’economia, introdurre una tassa del genere sarebbe come mettere il freno a mano a una Ferrari. Chi ha lavorato duro, chi ha costruito aziende dal nulla, chi ha risparmiato e investito nel futuro non merita di essere punito. Al contrario, dovrebbe essere incoraggiato, premiato, applaudito.

La patrimoniale non è solo una questione di equità fiscale, è un affare di giustizia sociale. Sì, perché è giusto premiare chi crea ricchezza, chi dà lavoro, chi contribuisce a rendere grande l’Italia. Immaginate una squadra di calcio che vince lo scudetto: come reagirebbero i tifosi se, anziché celebrare il successo, si decidesse di togliere il trofeo e redistribuirlo alle altre squadre? Assurdo, vero? Ecco, la patrimoniale fa esattamente questo. Penalizza chi ha successo per premiare chi non ha avuto la stessa fortuna o abilità.

Ma andiamo oltre l’ovvia ingiustizia. La patrimoniale avrebbe effetti devastanti sull’economia. Gli investitori, spaventati da un’eccessiva pressione fiscale, potrebbero decidere di spostare i loro capitali all’estero, dove il trattamento fiscale è più favorevole. Le imprese, invece di reinvestire i profitti in nuovi progetti e posti di lavoro, potrebbero scegliere di congelare gli investimenti. Il risultato? Meno crescita, meno occupazione, meno benessere per tutti.

E non dimentichiamo l’effetto psicologico. La paura della patrimoniale potrebbe minare la fiducia dei consumatori e degli imprenditori, spingendoli a ridurre i consumi e gli investimenti. In un contesto del genere, anche le migliori politiche economiche rischiano di fallire. L’Italia ha bisogno di fiducia, non di paura; di investimenti, non di tasse punitive.

Ora, capisco che qualcuno possa pensare che la patrimoniale sia necessaria per ridurre il debito pubblico. Ma la verità è che ci sono altre strade, più intelligenti e meno dannose, per raggiungere questo obiettivo. Ridurre gli sprechi, combattere l’evasione fiscale, incentivare la crescita economica: queste sono le vere soluzioni. La patrimoniale, al contrario, è una scorciatoia pericolosa che rischia di fare più danni che benefici.

La patrimoniale è una misura che, dietro una facciata di equità, nasconde insidie pericolose per il nostro paese. E come diceva qualcuno, “meglio ridere che piangere”: evitiamo di fare scelte avventate che potrebbero trasformare il nostro bel paese in una terra di opportunità perdute. E ricordiamoci sempre che la vera ricchezza dell’Italia sono gli italiani, il loro ingegno, il loro coraggio e la loro voglia di costruire un futuro migliore. E FORZA ITALIA!

È bene ricordare che questo articolo è frutto solo della fantasia dell’autore e non rispecchia fedelmente quello che avrebbe potuto pensare Silvio Berlusconi.

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